Ore 23.00. Michela, esausta, si butta sul divano. Andrea e Federico, finalmente, si sono addormentati. Le sembra che i piatti non lavati della cena la guardino dal lavandino della cucina con aria di rimprovero, ma decide di ignorarli. Ah già, deve sentire Stefano, bollettino medico serale sulla salute dei genitori da cui si è trasferito (lui), aggiornamento quotidiano sui figli (lei). Quali nuove pillole ha preso la nonna, come va la respirazione del nonno, quante schede ha fatto Andrea, quali guai ha combinato Federico. E con oggi sono quarantacinque giorni che non si vedono. D’accordo, dopo.

Proprio mentre sta per accendere la TV, sul cellulare arriva una notifica. Mail della coordinatrice di classe. Informa lei e le altre insegnanti che a breve inizieranno a utilizzare una nuova piattaforma per la didattica a distanza, pare che quella adottata dalla scuola fino a oggi non vada più bene. Informa anche che ha sentito la rappresentante, alcuni genitori non riescono a visualizzare il file con le attività di matematica che Michela ha caricato, “Riesci a sistemare al più presto? Si stanno lamentando”. Ed eccola che arriva. Quella sensazione. Una morsa le stringe la pancia e lo stomaco, il cuore sembra esplodere nel petto, le mani e i piedi si gelano, le guance sono bollenti, l’aria si ferma in qualche punto imprecisato tra la gola e i polmoni. “Problemi. Ancora. Ho sbagliato. Ancora.” Con la mano cerca il cellulare sul divano, bisogna rispondere, subito, altrimenti cosa penseranno…

“Mamma!” Federico le tira una manica del pigiama. “Mamma! Non riesco a dormire!”. Piagnucola, il naso gli cola, stringe in mano quel (maledetto) peluche da cui non si stacca più un secondo da quando è iniziata la quarantena. Michela sospira, lascia il cellulare e lo prende in braccio. Lo culla, gli appoggia il mento sulla testa e intanto, silenziosa, scappa una lacrima anche a lei.

Com’è quella canzone che cantano sempre a La Porta Magica?

Un anno e mezzo fa. Federico aveva 11 mesi. Non parlava, non camminava, non gattonava, non stava seduto da solo, non afferrava gli oggetti attorno a sé. Insomma, non faceva quasi nulla di quello che ci si aspetta da un bambino di 11 mesi. E meno Federico faceva, più Michela si sentiva inadeguata, più Michela si sentiva inadeguata, meno Federico faceva. I consigli non richiesti dei parenti, gli sguardi di disapprovazione degli altri genitori… Quella sensazione. Storia già vissuta con Andrea, del resto, ma chi si aspettava che col secondo figlio sarebbe stato ancora più faticoso.

Un giorno Michela, a caccia di risposte alle sue preoccupazioni su un gruppo Facebook dedicato alle mamme, si imbatte in un post che attira la sua attenzione. Autore: La Porta Magica. “Ho già sentito questo nome, chi me ne aveva è parlato…?”. Un click, e arriva sulla pagina dedicata: “Centro prima infanzia – attività ludiche e pedagogiche in gruppo per bambini dai sei mesi ai tre anni”. Michela, incuriosita, prosegue a leggere la descrizione del servizio; guarda i video, scorre le foto degli spazi e delle attività, e si convince sempre più che quel posto, che un po’ magico sembra davvero, potrebbe proprio fare al caso suo.

Se lo ricorda, il primo giorno. Il bimbo agitato, lei, come sempre, più di lui. Ma ad accoglierli c’erano le educatrici: Giorgia, col suo sorriso contagioso, Marta, col suo sguardo dolce, Ania, con la sua voce rassicurante. E un gruppo di “piccole persone” come Federico dove ognuna è diversa e la ricchezza sta proprio in quelle differenze. Qualche settimana, e Federico rinasce. Col suo tempo, a suo modo, arriva a fare tutte le cose che prima sembravano irraggiungibili. E Michela, nell’accompagnarlo lì, prova una sensazione di casa, di sicurezza… L’opposto di quella sensazione tremenda che la accompagna ovunque da tutta la vita.

Dopo un anno e mezzo che per Federico è di scoperte e progressi, l’emergenza COVID obbliga anche La Porta Magica a sospendere le attività. E, come ogni cambiamento, è per Michela un’ennesima fonte di ansia. Le sembra che il bimbo senza il gruppo e le educatrici stia “perdendo”, fa fatica col linguaggio, c’è quel peluche che prima voleva solo per dormire e ora tiene in mano 24 ore su 24…

Lei, che è un’insegnante di scuola primaria, per seguire i suoi alunni ha la didattica online. Ma come fanno Giorgia, Marta e Anya a raggiungere i loro bimbi, che hanno meno di tre anni? Eppure… Si può aprire “una porta magica” anche a distanza. Sulle pagine social del servizio, le tre educatrici pubblicano quasi ogni giorno proposte di attività, giochi, canzoni. Chiamano e videochiamano ogni famiglia più volte a settimana, per continuare a garantire ai genitori la possibilità dell’ascolto e del confronto e per non smettere di veder crescere i piccoli.

“Allora, com’era quella canzone? Fede, te la ricordi?” “Sì mamma, però facciamo anche i gesti, perchè Marta li fa sempre.”

Michela e Federico cantano e ridono, ridono e cantano, e fanno “i gesti di Marta”, finché il piccolo si riaddormenta.

A papà, per stasera, può bastare una foto. Le attività di matematica, in fondo, possono aspettare domattina. Michela, prima di concedersi finalmente un momento per sé, cerca tra i contatti quello de La Porta Magica e lascia un messaggio: “Nessuna preoccupazione stasera… Volevo solo dirvi grazie di esserci.”