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Ritorna al futuro

I diritti non sono più di moda?
Unisciti a noi e ritorna al futuro.

“Ritorna al futuro” è un grido con cui vorremmo chiamare all’azione quante più persone possibili per far tornare di moda i diritti, di tutti e per tutti, che vuol dire in primo luogo tornare a parlarne e acquisire nuova consapevolezza come persone e cittadini.

Parità di genere, politiche giovanili, lavoro sociale, diritti dei migranti e delle famiglie, qualunque forma esse abbiano: l’amara consapevolezza che questi temi siano di moda quanto i pantaloni a zampa nasce dalla nostra familiarità con essi, frutto del lavoro quotidiano dei nostri oltre 400 operatori.

Si tratta di temi che non coinvolgono solo le cosiddette fasce “fragili”, ma ci riguardano tutti, soprattutto dopo la lunga crisi economica e la pandemia che hanno colpito anche il nostro Paese. Eppure, nella società dell’informazione, non riescono a entrare nel dibattito pubblico, come se non riguardassero noi, la nostra quotidianità, le persone vicine.

Il ruolo della cooperazione sociale, per come la intendiamo, è anche fare cultura e informazione, e il primo passo verso la partecipazione è stimolare le persone a prendere consapevolezza delle sfide sociali da affrontare.

Tutti possiamo fare la nostra parte, nessuno escluso, anzi forse ormai è una scelta irrinunciabile per non vedere il terreno dei diritti erodersi sempre più velocemente e un minimo benessere personale e sociale diventare privilegio di pochi.

Una risata, per quanto amara, seppellirà le diseguaglianze: questa la nostra scommessa, unisciti a noi!

Cosa fa La Grande Casa

Housing sociale
Servizio di accompagnamento al lavoro “Working Around”
Abitare sostenibile
Attività di raccolta abbigliamento, farmaci, materiale scolastico e giocattoli da aziende

Promuoviamo progetti concreti per restituire dignità, autonomia e opportunità alle persone più vulnerabili.

Unisciti a noi
e ritorna al futuro.

Buon Natale e felice anno nuovo!
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Secondo le stime Istat riferite al 2023:

  • il 9,7% della popolazione, pari a 5,7 milioni di persone (oltre 2,2 milioni di famiglie), vive in povertà assoluta
  • il 22,8%, ovvero circa 13,4 milioni di persone, è a rischio di povertà o esclusione sociale
  • la povertà relativa familiare è stabile al 10,6%, mentre quella individuale è in crescita e coinvolge l’14,5% degli individui, ovvero quasi 8,5 milioni di persone.

Povertà assoluta e relativa: cosa significano?

  • Povertà assoluta: una famiglia è considerata povera se la spesa per consumi è inferiore al valore monetario di un paniere di beni e servizi essenziali.
  • Povertà relativa: misura il disagio economico in relazione al reddito mediano nazionale. Una famiglia è considerata povera se il suo reddito è inferiore al 60% del reddito mediano.

Nel 2023, la soglia di povertà relativa per una famiglia di due persone è stata pari a 1.210,89 euro mensili.

Il Fenomeno della povertà
La grave deprivazione materiale è in crescita (+4,4%). Nonostante l’aumento dell’occupazione nel 2023 (+2,1%), l’effetto inflattivo (+5,9%) ha colpito duramente le famiglie meno abbienti.

Le famiglie con più figli sono quelle più colpite:

  • 20,1% per le famiglie con 5 o più componenti
  • 21,6% per famiglie con 3 o più figli minori

Anche le famiglie monogenitoriali registrano valori elevati di povertà assoluta (12,5%).

Essere bambini: un fattore di rischio
La povertà assoluta riguarda 1,3 milioni di minorenni, con un’incidenza pari al 13,8%, contro il 9,7% della popolazione generale. I valori sono più alti nel Mezzogiorno (15,5%).

Le famiglie con bambini in povertà sono:

  • quasi 748.000 famiglie in totale
  • le più vulnerabili sono le famiglie numerose (18,8%) e quelle dove convivono più nuclei familiari (25,6%).

Divari di reddito e disuguaglianze
Nonostante un miglioramento delle condizioni materiali, la distribuzione della ricchezza rimane ineguale:

  • in Italia, l’1% della popolazione più ricca guadagna più di 100.000 euro l’anno, mentre la maggioranza dichiara un reddito inferiore ai 20.000 euro
  • l’indice di Gini, che misura la disuguaglianza del reddito, è 29,6% (dato 2022), indicando una concentrazione persistente della ricchezza in poche mani.

Le Risposte politiche
Le crisi economiche del 2009 e del Covid-19 hanno evidenziato le debolezze del sistema di protezione sociale italiano, ancora troppo frammentato. Le principali misure di contrasto alla povertà, come SIA, REI, RdC e ADI, si basano su un principio di attivazione lavorativa, ma non tengono conto di tre questioni fondamentali:

  1. mancanza di domanda di lavoro adeguato: salari bassi, contratti instabili e disomogeneità territoriale
  2. povertà lavorativa: avere un lavoro non sempre protegge dalla povertà (il 12% dei lavoratori è povero)
  3. misure inadeguate di conciliazione penalizzano soprattutto l’occupazione femminile e i nuclei monoreddito con figli.

La povertà non è una responsabilità individuale, ma un fenomeno complesso e socio-economico, aggravato da un discorso pubblico spesso moralizzante, che distingue tra poveri “meritevoli” e “non meritevoli”, spostando l’attenzione dalle cause strutturali del problema.

Conclusioni
La povertà in Italia, stabile nei numeri ma grave nelle sue conseguenze, colpisce soprattutto bambini, famiglie numerose e lavoratori con redditi bassi. Per affrontare il fenomeno, è necessario un cambio di prospettiva che riconosca la povertà come un problema sistemico e non individuale. Solo politiche più strutturali ed efficaci potranno contrastare questo circolo vizioso, garantendo una maggiore equità sociale e un futuro più dignitoso per tutti.

Leggi qui la scheda di approfondimento