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Cari bambini,

chi lo avrebbe detto.

Quel venerdì dello scorso febbraio sarebbe stato il nostro ultimo giorno di (post) scuola. Per merenda c’era il budino al cioccolato e coloravamo le maschere di Carnevale. Nicolò: “Elisa, Sofia mi ha spinto, la metti a pensare?”. Martina: “Guarda Elisa, oggi sono grande perché ho la maglietta di mia sorella”. Paola: “Elisa, ma tu lo sai che cos’è il virus?”. Assenti Christian, forse aveva la varicella, e Melissa, le era nato un fratellino il giorno prima. Al nostro fianco, come sempre, Anna, collega educatrice e compagna di avventure e sventure.

Chi lo avrebbe detto.

Tante persone, a volte anche tra “gli addetti ai lavori”, pensano che i servizi di post scuola come quello dove noi ci incontravamo ogni giorno, siano poco più di un parcheggio, dove sistemarvi in attesa che un grande si liberi dagli altri impegni e riesca a venire a recuperarvi.

Chi lo avrebbe detto.

Arrivavo da voi ogni giorno dopo tante ore passate su altri fronti a lavorare o a studiare, trangugiando qualcosa in macchina che poteva essere un pranzo in ritardo o una merenda in anticipo, di corsa, tra il traffico e i posti auto fuori da scuola già tutti occupati dai genitori che riescono a recuperare i figli alle 16.00 in punto.

Chi lo avrebbe detto.

Anche al post scuola, se lo si usa bene, il tempo può essere pieno: di scoperte, di divertimento, di parole, di coccole, proprio come in qualsiasi altro spazio del quotidiano, anzi, qualche volta un po’ di più.  Così, giorno dopo giorno, mi sono affezionata a quell’ora e mezza insieme; quanto, l’ho capito solo quando il virus ce l’ha portata via e nessuno ha previsto per il nostro servizio formati a distanza o piattaforme per tenersi in contatto.

Chi lo avrebbe detto.

A settembre, Edoardo, mi sembravi un gigantesco punto di domanda. Sempre scontroso, agitato, pronto ad attaccar briga anche coi bambini più tranquilli. Rispostacce continue a me e ad Anna, nessuna proposta che facevamo sembrava interessarti. Poi, un tassello alla volta, anche con te siamo riusciti ad “avviare” il puzzle; e il segreto non è stato altro che darti il tuo spazio e il tuo tempo, valorizzare le tante cose che già sapevi fare, e far sì che su quelle, piano piano, ti prendessi le tue piccole grandi responsabilità. Mi chiedo ogni giorno come sarebbe stato completare quel puzzle insieme.

Chi lo avrebbe detto.

A giugno non abbiamo potuto salutarci con la merenda e i giochi in giardino, l’arrivederci a settembre per i piccoli e i mezzani, l’“in bocca al lupo” per l’avventura alla scuola primaria dei grandi. Ma col pensiero vi ho abbracciati uno a uno e vi ho augurato buona estate, finalmente liberi di tornare a incontrarvi e a giocare insieme.

Chi lo avrebbe detto.

Il nuovo anno scolastico è ripreso ormai da diverse settimane, e con lui anche il nostro servizio. Ma siamo rimasti in pochi, solo sette quest’anno. E, anche se voi siete davvero bravissimi, le distanze fisiche, la visiera, la mascherina non sono una sfida da poco in una scuola dell’infanzia. Ogni tanto, non ve lo nascondo, mi sento stanca e un po’preoccupata. Ma è proprio in quei momenti che mi torna in mente una frase sentita tanto tempo fa: “I bambini sanno essere dei piccoli maestri”. Allora mi tranquillizzo, perché so che è così, e, come è sempre accaduto nel tempo passato insieme, tante delle risposte che cerco arriveranno proprio da voi.

Con affetto, la vostra

Elisa

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