Il raggiungimento della piena parità di genere è il quinto obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile: “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Tuttavia, i progressi sono ancora lenti. Con poco più di mezzo decennio alla scadenza del 2030, è evidente che in Italia ci vorrà, se tutto va bene, più di un secolo per raggiungere la piena parità di genere.
Misurare la Parità di Genere
Come possiamo definire e misurare la parità di genere? Analizzando le dimensioni economica, educativa, politica, di salute e sicurezza e culturale. Valutando “chiuso” il gap con un valore del 100%, l’Italia nel 2023 si attesta a poco più del 70%, sopra la media dei 146 Stati considerati (68%), ma al di sotto della media europea (76%).
Pari Opportunità nel Mercato del Lavoro
Un delle sfide maggiori restano le pari opportunità nel mercato del lavoro. La media del gap si attesta al 64%, lontana dai livelli del 2009 (69%). Nei periodi di crisi, l’accesso femminile al mercato del lavoro è penalizzato con tassi di occupazione più bassi, condizioni lavorative e retributive peggiori, e una maggiore presenza nel lavoro informale. Il tasso di occupazione delle donne tra 25 e 49 anni è del 55,5%, che sale al 76,6% per le donne senza figli.
Posizioni Manageriali e Leadership
Il divario nelle posizioni manageriali e di leadership è significativo, con un gap del 40%. La parità di opportunità nell’accesso alla formazione secondaria è essenziale per superare questa disparità. Nonostante l’accesso ai servizi educativi e formativi sia vicino alla parità (99%), la riuscita scolastica non garantisce alle studentesse pari opportunità di progettare il proprio futuro. Le ragazze tendono a scegliere percorsi formativi umanistici, evitando le STEM (science, technology, engineering, mathematics), settori più remunerativi e con maggiori aspettative di crescita.
Divario Digitale
Il gender-digital-divide mostra una disparità nell’accesso alle risorse digitali della rete. Il gap è al 43% per l’alfabetizzazione digitale e scende al 33% per AI e big data.
Partecipazione Politica
La dimensione politica presenta la performance peggiore, con un gap del 76%. Le donne elette in Italia sono diminuite, dal 35,4% della precedente legislatura al 33,7% di questa. La sottorappresentanza femminile in ambito politico e decisionale non solo è un risultato dei processi descritti, ma ne favorisce anche il persistere, impoverendo la prospettiva di genere nei luoghi deputati a indirizzare il cambiamento.
Gender Mainstreaming
L’integrazione della prospettiva di genere nel processo di progettazione, implementazione, monitoraggio e valutazione delle politiche potrebbe contribuire a mitigare gli effetti di una scarsa presenza femminile. Dal 2016, in Italia è stato introdotto il bilancio di genere dello stato, che analizza a consuntivo la spesa pubblica in base agli effetti sulle diseguaglianze di genere ma non è ancora un efficace strumento di programmazione.
Dimensione Culturale
La disparità di genere ha una radice culturale. Gli stereotipi di genere limitano le aspirazioni, le scelte e la libertà delle persone. La scuola e l’educazione possono avere un ruolo di primaria importanza nel decostruire questi stereotipi. In Europa e in Italia esistono progetti e programmi per promuovere le pari opportunità, come la piattaforma “noi siamo pari” e il programma europeo di comunicazione sociale #EndGenderStereotypes.
Conclusioni
Nonostante i progressi, il percorso verso la parità di genere è ancora lungo. È necessario un cambiamento sostanziale nei processi culturali e politici per accelerarlo. Solo affrontando le radici profonde della disparità possiamo sperare in un futuro più equo per tutte le donne e le ragazze.