Mi chiamo Alba. Sono una donna che è stata maltrattata. Parlo al passato, non è più questa la mia condizione. C’è da dire che prima non mi sono mai definita così, forse è una consapevolezza che arriva dopo, non lo so.

Mi sono allontanata ormai da anni. Il mio compagno era un uomo violento, un uomo che ha schiacciato la mia identità, le mie emozioni, la mia persona. Le tracce sul mio corpo non ci sono più, le ricorda solo la mia anima.

A distanza di così tanto tempo, mi sembra strano ricordare anche quanto l’ho amato. Eravamo una bella coppia agli occhi degli altri, la mia famiglia si era molto affezionata a lui, era attento alle esigenze di tutti, ammagliante e soprattutto amorevole nei miei confronti. Mi sentivo speciale con lui al mio fianco.

Forse è stato questo aspetto a trattenermi dal raccontare quanto accadeva quando chiudevamo la porta. Forse la vergogna, è difficile far sapere e accettare che la tua vita è quella: un compagno che dovrebbe amarti che invece ti picchia e tu devi continuamente trovare strategie per non farlo arrabbiare.

Quando ha cominciato ad aggredirmi c’è stato solo stupore, non me l’aspettavo e non me lo spiegavo. Non mi sentivo più speciale, mi sentivo svuotata, incredula. Tradita. All’inizio trovavo delle giustificazioni: la stanchezza per le tensioni sul lavoro, le preoccupazioni per la sua famiglia lontana, ma il pensiero che non fosse giusto si faceva strada lentamente, dolorosamente, nella mia testa, le giustificazioni che io stessa gli cucivo su misura sembravano sempre più deboli, grottesche. Quando ho compreso che dovevo reagire facevo delle sfuriate, gridavo, gli tiravo addosso oggetti. Nulla lo fermava e le mie parole galleggiavano nell’aria senza alcun peso, senza che lui le ascoltasse o venisse scalfito in alcun modo.

La mia famiglia vedendomi così arrabbiata e chiusa spesso dava ragione a lui, mi dicevano di calmarmi e di non riversare nel mio rapporto di coppia lo stress. Lo hanno difeso così tanto che per molto tempo ho pensato di essere io il problema. E non ho mai raccontato. A nessuno. Tutte quelle parole me le sono tenute dentro. Il vuoto e il silenzio intorno, a casa e al lavoro. Non sono mai stata così sola.

Ho provato di tutto: dalla rabbia alla remissione, ma nulla ha funzionato. La violenza nei miei confronti è continuata ed è degenerata al punto di un intervento della polizia e un ricovero in ospedale.

L’ospedale per me è stata la salvezza: un’assistente sociale mi ha messa in contatto con un centro antiviolenza e il loro aiuto per me è stato l’inizio di tutto. Quando è entrata nella stanza e mi ha guardata negli occhi ho avuto la certezza che avesse capito. Mi sono sentita di nuovo vista, come se tornassi ad esistere, come se quel vuoto disperante si facesse impercettibilmente ma inesorabilmente più piccolo. È stata come una seconda nascita da cui ho costruito un’altra vita.

Ma è stata dura, non lo posso negare. Ho dovuto accettare che la mia relazione non funzionava, sembra ovvio, ma non c’è purezza nelle emozioni: lo odiavo per quello che mi faceva ma al tempo stesso volevo recuperare il sogno di quella coppia che credevo eravamo stati.

Mi sono allontanata da lui e gli ho costruito attorno lo stesso deserto di silenzio in cui mi aveva confinata per anni. Niente telefonate, niente messaggi, niente contatti. Quel vuoto è diventato spazio, quel silenzio una pagina bianca pronta per essere riempita. Lentamente ho ritrovato i miei desideri, i miei pensieri e piccole banalità che mi piacevano ma che avevo smesso di fare per il timore delle sue reazioni.

Non l’ho più rivisto. Mai più.

All’inizio lo avrei voluto, come ad avere giustizia nel riversargli addosso la mia rabbia. Quel silenzio però è stato tanto faticoso quanto giusto e ritrovandomi, pian piano, non ne ho sentito più il desiderio. Non sento più il desiderio neanche di parlargli, è forse questo che mi dice che ho davvero chiuso con lui.

Ho chiuso anche con la sua famiglia e con gli amici che avevamo insieme. In questo modo sono più protetta, lui non mi può raggiungere, ma in realtà non so neanche se mi cerca più. E la cosa migliore è che non mi interessa.

Ho nuove persone intorno a me, con loro intorno mi sento me stessa, mi sento protetta e sento che le mie parole hanno ascolto.

Per lui ormai ho solo silenzio e ne sono fiera.